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Riflessi di Città

IL MARE IN SCATOLA

    

    Oddio, come faccio ad affrontare questo tema? Mi frena la stima che ho per l’attuale assessore alle opere pubbliche, lui solo dopo molti anni capace di avviare una vera e propria opera di ringiovanimento della nostra città. E tuttavia eccomi qui, a parlare di come sono rimasto stupito, stupito è poco, deluso, avvilito, nel ripercorrere la strada su cui fervono i lavori per la sistemazione del Lungomare del sole, di collegamento tra Siponto e Manfredonia.
    Ma perché non si prende il buon uso della concertazione, non si rendono di pubblico dominio i progetti e le idee che dovranno vestire il futuro delle città? A qualcuno sarebbe venuto in mente qualcosa, magari un dubbio, un piccolo e insignificante dubbio, per richiamarci alla riflessione.
    Voglio dire, perché sollevare muretti e barriere per un mare già imprigionato? Non ci siamo ancora liberati dell’odiosissima reclusione, con pilastri e traverse altissime, che tiene escluso il mare dalla città.
     Sembra niente, ma il nuovo muretto sottrae alla vista gran parte del paesaggio marino e neanche si vede l’arco che recinge il nostro golfo e le ammiccanti lucine di costa. E’ vero, se si scende dall’auto si riesce a vedere il mare. Ma perché dobbiamo cercarlo il mare? Il nostro mare. Non cercano il mare città come Barletta, Otranto, Molfetta e la stessa Bari, dove la gente vive a diretto contatto col proprio mare.
    Quando ho visto gli scheletrati di ferro, intorno a cui si rapprenderanno i muretti, e l’eliminazione di una insenatura minuscola e bellissima, per far spazio al cemento, non sono riuscito a resistere alla rivolta di petto che mi ha fatto gridare alla luna: “Perché succede questo, cosa hanno detto i tecnici pagati dal Comune, con quanta distrazione ha giudicato la Commissione edilizia, quale giudizio ha dato il Genio Civile e la Sovrintendenza ai beni ambientali, nel vedere questo giro da circo pronto per essere costruito intorno al nostro mare?

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